Il
Socialismo
cosiddetto “utopico”
si sviluppa in Europa
come moderno pensiero socialista fra il XVIII
e il
XIX secolo,
senza neppure chiamarsi tale (è Marx a denominarlo così
perché troppo “ideale”, distinguendolo dal suo Socialismo
“scientifico”, basato su analisi
socio-economiche).
L’originario
Socialismo,
sia
francese
che
britannico, vuole
riorganizzare
società e politica in uno
spirito di giustizia
sociale attraverso la socializzazione delle risorse economiche
ed il suo valore viene
apertamente riconosciuto anche da Marx ed Engels nel Manifesto del
Partito Comunista del 1848.
La
nuova teoria marxista, pur criticando quest’ipotetica società per il
riduttivo ruolo datovi alla classe lavoratrice o “proletaria” (il proletariato come classe sociale
storicamente autonoma non viene
infatti riconosciuta dal Socialismo utopico),
ne adotta comunque le proposte dell’abolizione di proprietà privata,
famiglia, contrapposizione fra città e campagna nonché la collettiva
amministrazione della produzione.
La teoria di Marx
completa quella utopistica
immettendovi un proletariato “industriale”,
promotore di profonda trasformazione sociale,
non più attraverso riforme, ma una lotta rivoluzionaria,
la sola in quest'ottica capace di ribaltare i rapporti economici tra
operai e capitalisti.
Anche il Comunismo
è quindi un insieme di idee economiche, sociali e politiche tese a realizzare
una struttura sociale egualitaria,
fondata su
comunanza dei mezzi di produzione e organizzazione collettiva del lavoro,
fine di fatto condiviso tanto da
Marxisti
quanto Anarchici, Cristiani,
Utopisti, Trotzkisti,
Leninisti
e Libertari.
Ovunque però applicato e sperimentato
il Comunismo genererà per lo più
forme sociali affatto comunistiche
(vedi ad esempio lo
Stalinismo!)
fino a degenerazioni dell’economia di mercato
post-comuniste con sempre più evidenti squilibri sociali.
Proprio per evitare un tale processo, alla visione del Marxismo l’Anarchismo
aggiunge la
necessità di un dissolvimento dello Stato
repressivo
come ad oggi conosciuto, sostituito da uno “popolare libero”.
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