Sopra la rappresentazione dei Dodici Apostoli, così come elencati nel Vangelo di

Matteo.

 

Il primo Simone, detto "Pietro", e suo fratello Andrea, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e

suo fratello Giovanni, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo detto dagli altri il

"pubblicano" (dagli Ebrei di sette iconoclaste disprezzato "appaltatore di imposte

romane" o "riscossore di tributi imperiali", esattore per conto di uno Stato odiato),

Giacomo, figlio di Alfeo, e Lebbeo, di cognome Taddeo, ancora Simone detto il

"Cananeo" e, da ultimo, Giuda "Iscariota", che, secondo la tradizione, tradirà il Maestro.

 

                                   

 

                                   

Lo sfacciato falso storico in due icone di propaganda (sopra e sotto) di epoche più

tarde, l'una evidente copia dell'altra.

 

La modificata rappresentazione puramente ideologica degli Apostoli, in cui tra i

"Dodici" c'è uno Shaul di Tarso/Paolo, intrufolatosi a "sostituire" lo scomodo Giuda, non

della setta degli Esseni ma degli Iscarioti, Paolo messo lì in forzata evidenza proprio

in mezzo, in prima fila insieme al suo contestatore Pietro, alla sua sinistra, che guarda

lo spettatore mostrando un libro, proponendosi quindi alla pari con gli Evangelisti!...

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Giudeo-Cristianesimo

 

                                   

e "Paolinesimo"

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Il "Cristianesimo" quale lo conosciamo oggi, cioè così come ci

viene "venduto", dovrebbe senz'altro in modo più congruo essere

definito e chiamato "Paolinesimo", una dottrina formulata dalla

ingombrante, prepotente e dimostrabilmente malata figura di un

uomo che neppure conosce o mai incontra "Yehoshua Ben Yosef"

/"Gesù".

 

Ha quindi poco o nulla a che vedere con il "Giudeo-

Cristianesimo" degli autentici dodici Apostoli, lui Fariseo e molti

di loro già appartenenti a sette dichiaratamente "dissidenti":

da non dimenticare che quello Shaul di Tarso detto "Paolo" è

semplicemente l'autonominato, sospetto "tredicesimo apostolo"!

 

 

Come accennato, proprio alle origini del cosiddetto

"Cristianesimo" c'è una autentica guerra a noi nascosta, che da

sempre la Chiesa si guarda bene dal raccontare, uno scontro

frontale fra i legittimi Apostoli e Paolo, che lacererà la prima

comunità, la giudeo-cristiana, dopo la morte di Yehoshua detto

"Gesù" in una lotta senza quartiere tra due teologie opposte, la

giudaico-cristiana,  dell'insegnamento degli Apostoli e quella

di Paolo, già nemico dichiarato di quel Giudeo-Cristianesimo.

 

Secondo il più antico dei Vangeli canonici, quello di Matteo, unico

in Ebraico, il più attendibile dei Vangeli e alla base della versione

in Greco, gli "incontri" tra Pietro, il semplice pescatore, e Paolo,

l'erudito mistificatore, sono pochissimi, ma soprattutto e piuttosto

dei veri e propri "scontri" - sempre burrascosi, segno di rapporti

pieni di critiche, contrasti e divisioni.

 

 

Shaul di Tarso, un ricco Fariseo e molto probabilmente

collaborazionista dei Romani, con una cittadinanza romana

ottenuta non si sa come o in cambio di cosa, evidentemente

collegato attraverso "conoscenze ad alto livello" ai centri di potere

stranieri, alla cui incolumità i Romani dedicano risorse come una

scorta di ben 470 uomini all'arresto in Gerusalemme...

 

A lui si deve anche l'inizio del giro di soldi, con una "colletta per i

poveri di Gerusalemme", però mai consegnata da Tito, suo primo

discepolo, eh sì, perché Shaul ha propri "discepoli", attraverso cui

infiltra e complotta.

 

 

Cerca di contrastarlo soprattutto l'Apostolo Andrea, fratello di

Pietro, evangelizzatore in Grecia, nemico aperto di Paolo nella

città di Corinto, da cui le divisioni di cui lo stesso Paolo parla

nella sua seconda "Lettera ai Corinzi".

 

E cerca di contrastarlo anche l'Apostolo Giacomo, uno dei

fratellastri di Gesù fra i Dodici, capo della Chiesa Giudaico-

Cristiana di Gerusalemme, il quale tenta in ogni modo di prevenire

la prima scissione nella storia della Chiesa, operata proprio da

Shaul detto "Paolo":

è a lui che Paolo mente assicurandolo di voler "tornare sulla 'retta'

via" e di conseguenza a far parte della Comunità originaria.

 

 

Risulta chiaro dalle due "Lettere ai Tessalonicesi" di Paolo,

altrimenti un enigma, dato che la seconda smentisce la prima,

eppure entrambe autentiche, fatto che soltanto può spiegarsi con

un professato "finto cambiamento di rotta" di Paolo, il quale per

evitare che i capi giudeo-cristiani uniti riescano a fermarlo

inganna i responsabili della Comunità di Gerusalemme, cioè

Giacomo, Pietro e Andrea, come confermato da Sila.

 

Quindi Shaul di Tarso detto "Paolo", uomo di menzogna, il quale

per assurdo si autocostituisce unico "interprete ufficiale" degli

insegnamenti di un Maestro che non ha neppure mai conosciuto e

di cui dimostra di fatto di sapere ben poco o niente...

 

 

Metteremo a confronto due documentazioni storiche parallele, le

"Lettere" di Paolo alle varie Comunità e i cosiddetti "Atti".

 

Gli "Atti degli Apostoli", pur scritti da un discepolo di Shaul di

Tarso e quindi intesi a glorificarlo, restano comunque una delle

più attendibili cronache degli eventi dopo la morte del "Yehoshua

Ben Yosef" detto "Gesù" a nostra disposizione, sia perché l'autore

sembra ben informato o addirittura presente ai fatti che racconta,

sia perché riguardano i momenti più drammatici della lotta tra la

nascente "corrente paolina" del "Cristianesimo" ed il primo,

genuino Giudeo-Cristianesimo degli Apostoli Pietro e Giacomo.

 

Se esistono delle contraddizioni, devono risultare qui ed inoltre in

quella documentazione terza, frutto delle recenti scoperte di Nag

Hammadi e Qumran, che permette per la prima volta nella storia di

verificarlo.

 

 

Innanzitutto la "Lettera ai Galati", che Shaul/"Paolo" scrive alle

Chiese della Galazia [antica regione dell'Anatolia centrale, oggi

Turchia - NdR] una lettera dal tono deciso e combattivo, in cui

apre dichiarandosi

 

                                   

 

                                   

"apostolo" per nomina diretta "di Gesù Cristo e

di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti"

 

                                   

 

                                   

quindi, in parole povere, senza doverne rendere conto ad "altri".

 

Nella lettera Paolo si preoccupa del fatto che ai Galati venga

insegnato un "altro Vangelo" (ma in realtà l'originale!) e ribadisce

come quello che predica lui sia l'"unico", lanciando anche una

maledizione o anàtema contro chiunque (fosse pure un angelo!)

osi predicarne uno diverso dal suo.

 

 

In pratica non permette alcun dialogo o discussione e, tipico di

chi sia a corto di argomenti, in una maniera così arrogantemente

autoritaria mira a creare una sua presunta "autorevolezza",

asserendo come il vangelo che lui predica gli venga direttamente

"per rivelazione di Gesù Cristo" risorto, e come quindi non solo

sia valido, ma, come sopra accennato, "l'unico" (molto furbesca

circostanza questa, che ovviamente rende non verificabile ciò che

sta millantando!...).

 

In altre parole Shaul/"Paolo" deve farsi aggressivo per convincere,

perché evidentemente le Comunità della Galazia sanno molto bene

come lui non sia uno dei Dodici, e alla fine ammettere inoltre

contestualmente come quello che lui predica sia un vangelo

"diverso" da quello che predicano tutti gli altri.

 

 

Piccolo particolare però è che quel Vangelo che predicano tutti gli

"altri" - cioè i soli autentici Apostoli del Cristo storico - sia frutto

di una loro testimonianza diretta dei fatti.

 

Se quello di Shaul detto "Paolo" è - a suo stesso dire - "diverso",

allora sì che dev'essere del tutto "inventato", dato che un contatto

diretto con Yehoshua Ben Yosef da noi detto "Gesù" lui non l'ha

mai avuto, anzi dimostra ampiamente di avere conoscenze minime

o nulle riguardo sia alla sua persona che alla sua vita!

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

Prima conclusione

 

   

 

                                   

 

                                   

 

 

Quelli che Paolo chiama gli "altri"

Vangeli vengono direttamente

dall'insegnamento degli Undici, quindi

dall'insegnamento di "Gesù" con cui

gli Undici hanno convissuto

 

Paolo non può smentirli!

 

 

Ricorre allora con subdola furbizia

a fantastiosi contatti rivelatori

post mortem con il "Gesù" risorto,

"incontestabili" perché

non documentati né documentabili

 

In altre parole "prendere o lasciare"!

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

In pratica Shaul/Paolo spende tutto il primo capitolo per

dimostrare la sua "indipendenza" dai Dodici e la sua

"autorevolezza" attraverso una specie di curriculum.

 

L'argomentazione è questa:

la sua predicazione non necessita di alcuna "autorizzazione" da

parte dei legittimi eredi e depositari del messaggio di Gesù.

 

 

Passa poi ad un attacco frontale, a per così dire ritagliarsi un

proprio ed inedito "mercato di nicchia", asserendo che Gesù in

persona, adottatolo come suo "Figlio", gli rivelerebbe e gli

comanderebbe di andare a

 

                                   

 

                                   

predicare il suo Vangelo "in mezzo ai pagani"

 

                                   

 

                                   

- per cui lui si è già speditamente recato tra i "Gentili", έθνων,

ovvero i "non Ebrei", in Arabia (falso) e a Damasco (vero) - per

 

                                   

 

                                   

predicarlo "senza andare a Gerusalemme da

coloro che erano apostoli prima di me" a

chiederne loro il permesso (millantato "ordine" di

Gesù).

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

Seconda conclusione

 

   

 

                                   

 

                                   

 

 

Parlando in questo modo dei rimanenti

Undici Apostoli (in realtà gli unici!),

vale a dire "emarginandoli", non solo si

autonomina lui "apostolo", ma pone la

sua millantata "vocazione" o chiamata

alla pari se non addirittura "al di sopra"

della loro...

 

 

In pratica la sua sfida è

"A voi Gesù ha detto di predicare il suo

Vangelo agli Ebrei, a me di predicarlo

al mondo intero!"

 

Una mossa tanto sfrontata quanto

vincente!

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Quando dopo ben tre anni di autopromosso "apostolato" Shaul

/Paolo racconta di andare a Gerusalemme.

 

Non è per farsi convalidare la propria missione, ormai per lui

"scontata", ma semplicemente per "consultare" un paio di

settimane uno che considera suo pari - Pietro, "Cefa" - e di non

vedere nessuno degli altri Apostoli,"se non Giacomo, il fratello del

Signore".

 

 

Questo secondo la sua "Lettera ai Galati", ma gli "Atti degli

Apostoli" dicono ben altro.

 

LShaul fanatico persecutore dei Cristiani non è dimenticato

dalla Comunità, che ancora lo teme e non si fida, tanto che

per riuscire a parlare con Pietro, deve intervenire un certo

Barnaba.

 

                                   

 

                                   

"Venuto a Gerusalemme cercava di unirsi con i

Discepoli, ma tutti avevano paura di lui non

credendo ancora che fosse un discepolo.

 

Allora Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli

Apostoli e raccontò loro come durante il viaggio

avesse visto il Signore, che gli aveva parlato,

e come in Damasco avesse predicato con

coraggio nel nome di Gesù."

 

                                   

 

                                   

L'evento rilevante nella "Lettera ai Galati", non riportato dagli

"Atti degli Apostoli", è che Paolo incontri per la prima volta

anche Giacomo, il "fratello del Signore".

 

Per il resto Shaul/Paolo, nella sua "ispirata" indipendenza dagli

Undici, assume un atteggiamento difensivoopponendosi sì al

loro insegnamento, ma senza attaccare nei contenuti i Vangeli che

intende sminuire.

 

 

Fossero questi "altri" Vangeli, scritti personalmente dagli

Apostoli, lo scaltro Paolo si esporrebbe troppo maledicendoli,

senza peraltro poterne dimostrarne la "non autenticità" di cui li

accusa.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

Terza conclusione

 

   

 

                                   

 

                                   

 

 

La tesi diventa adesso che "qualcun

altro" ha (mal)trascritto l'insegnamento

degli Apostoli in uno o più Vangeli...

 

 

Quindi Shaul/Paolo con estrema astuzia

non entra nel merito dei fatti narrati in

quei Vangeli, semplicemente perché

non sarebbe in grado di dimostrarne la

denunciata "non veridicità".

 

Dato che poco o nulla sa al riguardo!

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

 

                                   

La "storia del Cristianesimo primitivo secondo Shaul di Tarso/Paolo", più precisamente

la sua "Lettera ai Galati", riferisce il cosiddetto "incidente di Antiochia", in cui Paolo

avrebbe rimproverato Pietro, lì in visita, per non volersi sedere a tavola con i "Cristiani"

non circoncisi, solo per timore delle reazioni di "quelli di Giacomo, sostenitori della

circoncisione".

 

Proprio in correlazione a quel simbolico "incidente" va considerato il "'Concilio' di

Gerusalemme" come descritto negli "Atti degli Apostoli", confronto aspro tra il

movimento giudeo-cristiano primitivo e Shaul/Paolo sulla questione dell'osservanza

della "Legge Mosaica", alleanza tra Abramo e Dio che vincola tutti gli Israeliti.

 

L'unico legittimo Cristianesimo, il "Giudeo-Cristianesimo", viene attaccato da un

nascente "Paolinesimo", movimenti dalla futura Chiesa Paolina arbitrariamente

equiparati e definiti "due anime" del Cristianesimo primitivo, fino al completo distacco

dell'alienante "Paolinesimo" dalla matrice ebraica...

 

Per cui la falsificante immagine che se ne vorrà dare - Giacomo nel mezzo tra Pietro e

Paolo - rappresenta la sintesi paolina nella "Lettera ai Galati", secondo cui le decisioni

del "Concilio" sarebbere state di suddividere gli incarichi apostolici tra Pietro verso gli

Ebrei e Paolo verso i Gentili!

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Il "Concilio" di Gerusalemme

 

                                   

 

                                   

 

                                   

A questo punto Shaul "il Paolo" nella sua "Lettera ai Galati" lascia

un buco di ben 14 anni saltando a dare la sua versione del

"'Concilio' di Gerusalemme", peccato che quanto da lui narrato ai

Galati molto probabilmente non riferirebbe ai medesimi eventi

riportati negli "Atti degli Apostoli"...

 

Le contraddizioni fra le due versioni sono evidenti, lasciando

capire che gli episodi della "Lettera ai Galati" appartengano al suo

precedente viaggio a Gerusalemme e non a quello per il Concilio.

 

 

Gli "Atti degli Apostoli", attribuiti a Luca, collaboratore di Paolo e

autore di uno dei Vangeli, il terzo, parlano infatti di un'animosa

predicazione di Paolo e Barnaba che si discosta e oppone

decisamente a quella degli "altri", tanto da álla fine decidere di

andare tutti quanti a Gerusalemme dagli Apostoli e dagli anziani

proprio "per dirimere la questione".

 

Ma soltanto negli "Atti degli Apostoli", si cita un altro viaggio da

Cesarèa a Gerusalemme semplicemente "per salutare" la

comunità, proseguendo poi per Antiochia.

 

 

La "Lettera ai Galati" riporta invece ancora un terzo viaggio ad

Antiochia intrapreso da "Cefa", cioè Pietro, dopo quello di Shaul e

degli altri a Gerusalemme, sicuramente necessitato da qualcosa

che ancora non va, in occasione del quale Shaul dice di opporsi

"a viso aperto" a Pietro perché "ha torto".

 

Comprovato è anche un forte dissidio tra Barnaba e Paolo, dato

che il primo vorrebbe portare di nuovo nei loro viaggi Giovanni,

detto "Marco", mentre Paolo lo ritiente "traditore" della loro

"nuova" dottrina, scontro che porterà Barnaba ad abbandonare

definitivamente Paolo, di conseguenza scomparendo da qui in poi

dalle sue Lettere.

 

 

Questi come anche tanti altri dettagli aiutano ad analizzare

criticamente il resoconto del "Concilio" di Gerusalemme fatto da

Shaul "il Piccolo", come lo strano caso di Tito, uno mai citato

negli "Atti degli Apostoli", eppure tra i principali discepoli di

Paolo...

 

                                   

 

                                   

"Dopo quattordici anni andai di nuovo a

Gerusalemme insieme a Barnaba portando con

me anche Tito, vi andai però in seguito ad una

rivelazione.

 

Esposi loro il vangelo che 'io' predico tra i

pagani,  ma lo esposi in privato alle persone più

ragguardevoli per non correre rischi."  

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                   

Negli "Atti degli Apostoli" si cita solo un tal "Tizio" detto il

"Giusto", l'appellativo perché abita vicino alla sinagoga della

comunità giudea in Macedonia, mentre questo Tito è un Greco

non circonciso, secondo Shaul stranamente non obbligato a farsi

circoncidere neppure per partecipare al "'Concilio' di

Gerusalemme".

 

Negli "Atti degli Apostoli" al contrario un altro discepolo, tal

Timòteo, figlio di una Giudea e di un Greco, lo farebbe

circoncidere "per riguardo ai Giudei", in totale contrasto con la

sua dichiarazione nella citata lettera del "superamento della Legge

Mosaica", תֹּורַת מֹשֶׁה, Torat Moshe, ovvero "liberazione dalla

schiavitù della Legge".

 

                                   

 

                                   

"... se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà

nulla."

 

                                   

 

                                   

Non molto, ma quanto basta per farci dedurre come la sua

scissione dottrinale da quella originale della prima Chiesa di

Gerusalemme e, quindi, degli autentici Apostoli del Messia

"Yehoshua Ben Yosef" o "Gesù" detto il "Cristo", la decisione cioè

di separare il suo "diverso" nascente "Cristianesimo"

dall'"Ebraismo Cristiano" o "Giudeo-Cristianesimo", non avvenga

all'improvviso quanto maturi progressivamente.

 

Un'ipotesi avvalorata dal suo successivo immedesimarsi nel ruolo,

fino ad autoproclamarsi "apostolo".

 

 

Dapprima infatti, tanto nella Prima quanto nella Seconda "Lettera

ai Tessalonicesi" Shaul "l'Umile", presentandosi insieme ai suoi

discepoli Silvano e Timòteo, con l'"accompagnatore" Sila

assegnatogli dopo il "'Concilio' di Gerusalemme" per tenerlo sotto

controllo, non si qualifica ancora "apostolo", come farà invece

nelle "Lettere" successive, una volta liberatosi dall'osservatore, il

quale non figurerà più al suo fianco.

 

Solo in una occasione Shaul cercherebbe furbamente di sfruttare

lo status di Sila, in qualità di appartenente alla della comunità

madre e suo rappresentante, quando, deciso dagli Apostoli, gli

anziani e la comunità tutta di Gerusalemme di inviare Giuda, detto

"Barsabba", e appunto Sila, ad accompagnare Shaul e Barnaba ad

Antiochia, "Paolo" nella Prima "Lettera ai Tessalonicesi" si spinge

a dichiararsi anche lui "apostolo", ma nella forma plurale del

"noi", cioè "insieme a", appoggiandosi a Sila.

 

 

Non sarebbe quindi un caso che lo scaltro Paolo faccia in questo

riferimento al poter "far valere l'autorità di apostoli di Cristo", dato

che neppure Sila è apostolo, nel senso in cui lo sono i primi

Dodici, discepoli diretti di Cristo, ma estendendo in pratica

l'"apostolicità" ad un senso più lato in connessione con il

"messaggio autorevole degli Undici", che però lui altera.

 

Le lettere mostrano anche il progressivo lavorìo di discostamento

della nuova dottrina dall'ambito strettamente giudaico, quindi

anche Gerusalemme e la sua Chiesa, stottolineando dei Giudei

come abbiano  

 

                                   

 

                                   

"perfino messo a morte il Signore Gesù e i Profeti

e perseguitato anche noi"

 

                                   

 

                                   

e ancora  

 

                                   

 

                                   

"non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli

uomini, impedendoci di predicare ai pagani

perché possano essere salvati".

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                   

Non ancora la matura "inedita teologia paolina" anti-Legge, ma

comunque un passo importante verso quel finale sbocco radicale

del pensiero paolino nei confronti del superamento della Legge di

Mosè.

 

Sempre più evidenti le discordanze, tra piccole e grandi

menzogne, silenzi, omissioni e riferimenti ad inattaccabili

ispirazioni divine, "rivelazioni", in modo che si possa lecitamente

supporre come la vera causa che rende necessario il "'Concilio' di

Gerusalemme" sia di fatto il rifiuto intransigente  di Shaul/Paolo di

praticare la circoncisione ai pagani, motivo sì questo di profonda

irritazione fra i Giudeo-Cristiani delle prime comunità.

 

 

Molto probabilmente, oltre all'obbligo di circoncisione per i

convertiti, il "'Concilio' di Gerusalemme" gli impone altri vincoli

da osservare e far osservare, per cui gli affiancano osservatori

fidati, tutti fatti e circostanze che però lui mai neppure nomina.

 

Gli "Atti degli Apostoli" citano infatti anche una lettera da

consegnare alle nuove comunità:

 

                                   

 

                                   

"Gli Apostoli e gli anziani [di Gerusalemme],

ai fratelli di Antiochia, Siria e Cilicia che

provengono dai pagani

 

Salute!"

 

                                   

 

                                   

Come pure evidenziano che Giuda e Sila vengono mandati sia

proprio per confermarne di persona i contenuti che per controllare

che tutto sia rispettato da parte di Paolo e Barnaba, secondo le

decisioni del "'Concilio' di Gerusalemme" e gli accordi presi di

conseguenza - altro che "libertà di azione priva di vincoli..."!...

 

Inoltre gli "Atti degli Apostoli" non confermano neppure una

presunta "separazione" di campi d'azione, come pretesa da Shaul,

del tipo cioè "i circoncisi Giudei sotto la giurisdizione di Pietro, i

non circoncisi Pagani lasciati a Paolo", come pure nulla si legge di

una "colletta" per i poveri.

 

 

Il dissidio ad Antiochia con Simone Cefa detto "Pietro", a detta di

Shaul di Tarso "il Paolo" per via di un atteggiamento ipocrita di

Pietro nel non consumare cibo con i pagani, non fa che

confermare l'imposizione ai pagani di disposizioni e vincoli

alimentari, se pur minimizzati e simbolici, secondo le usanze

giudaiche riguardanti il cibo, già parte della Lettera degli Apostoli

e degli anziani a fine "'Concilio' di Gerusalemme" per volontà di

Giacomo.

 

Da ciò comunque importanti deduzioni, come il fatto che esista un

accertato dissidio tra Pietro e Paolo in merito ai costumi della

Legge Mosaica, come non Pietro, ma Giacomo sia indiscusso

capo della Chiesa Giudeo-Cristiana di Gerusalemme e come le

posizioni e le decisioni di Giacomo siano decisamente a totale

favore di una continuità tra la Legge Ebraica e Giudeo-

Cristianesimo, non di rottura o separazione.

 

 

Anche l'altro citato dissidio, quello fra Shaul/Paolo e Barnaba, sul

caso di Marco, a causa della sua defezione considerata un

"tradimento", conferma ancora una volta quanto Paolo stesso

esprime riguardo a "spie" o "falsi fratelli", messi nel suo gruppo

per verificare che i contenuti dell'evangelizzazione di Shaul

/"Paolo" rimangano nell'ortodossia giudeo-cristiana.

 

Anche la separazione da Barnaba, frutto di una presa di posizione

di questi a favore dei Giudeo-Cristiani, verrà da poi Paolo inputata

come un "lasciarsi attirare nella loro ipocrisia", essendo Marco

l'uomo di fiducia di Pietro e "falso fratello" introdottosi fra i

discepoli di Paolo per spiarne i comportamenti e le mosse.

 

 

Marco è l'unico a conoscere per diretta testimonianza l'operato di

Shaul/Paolo e Barnaba fuori dall'orbita giudaico-cristiana della

Chiesa di Gerusalemme e, non condividendone l'opera di

evangelizzazione, contribuisce attivamente a sollecitare un

"Concilio".

 

È per questo motivo che Shaul/"Paolo" odia Marco a tal punto da

spingerlo a separarsi definitivamente da Barnaba per le sue scelte,

sia il voler riprende con sé la "spia" che ha sollevato il problema e

causato la sua pubblica discussione al "'Concilio' di

Gerusalemme", sia lo schierarsi a favore dei Giudeo-Cristiani di

fronte a un più che probabile ultimatum gerosolimitano riguardo

all'evangelizzazione dei pagani.

 

 

Non è subito la rottura, ma Shaul/Paolo continuerà ad elaborare

"in segreto" la sua teologia del superamento dalla Legge, pur

moderandosi, almeno fin quando l'osservatore Sila rimarrà al suo

fianco, addirittura dichiarando il falso, se necessario, per non farsi

scoprire.

 

Ma una volta sparito Sila verrà quel:

 

                                   

 

                                   

"Il vostro sangue ricada sul vostro capo, io sono

innocente.

 

Da ora in poi andrò dai pagani."

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                   

Altro che accordo tra Pietro e Paolo su una presunta spartizione

dei compiti...

 

Shaul richiamato a Gerusalemme, una convocazione dovuta

senz'altro al resoconto di Sila all'Assemblea degli anziani di

Gerusalemme sul suo "fuorviante operato", per una pubblica

ammissione di colpevolezza, forse pena addirittura la scomunica.

 

 

Prima di andare a Gerusalemme Paolo avvia una colletta, se a

favore dei poveri certo per abbonirsi la Comunità di Gerusalemme,

dato che sa quanto quel viaggio sia per lui rischioso, come da

quel viaggio dipenda il futuro suo e dei suoi rapporti con la

Chiesa di Gerusalemme, perché a questo punto i veri suoi nemici

sono i Giudei "infedeli".

 

Secondo gli "Atti degli Apostoli" Shaul/"Paolo" incontra Giacomo

e gli anziani riuniti, che, pur non conoscendone a fondo il

nocciolo teologico, per la sua predicazione in merito al

superamento della Legge Mosaica gli imporranno una procedura

di "purificazione" a sue spese (anche da cui forse la colletta!) a

dimostrazione della falsità delle sue affermazioni - di fatto una

procedura di "sottomisione" alla decisione dell'Assemblea.

 

 

Infatti in occasione del "'Concilio' di Gerusalemme" Giacomo già

dichiara inequivocabilmente:

 

                                   

 

                                   

"Per questo ritengo che non si debba

importunare quelli che si convertono a Dio tra i

pagani, ma solo si ordini loro di astenersi dalle

sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli

animali soffocati e dal sangue.

 

Mosè infatti fin dai tempi antichi, ha chi lo

predica in ogni città poiché viene letto ogni

Sabato nelle sinagoghe".

 

                                   

 

                                   

Posizione chiara la sua: per quanto riguarda i pagani la Legge

Mosaica non vada abbandonata né la circoncisione.

 

Solo l'insegnamento dell'una e la pratica dell'altra vengano

semplicemente posticipate per non renderne troppo difficile la

conversione, come pure sono ribaditi i vincoli minimi imposti ai

pagani riguardo la dieta alimentare.

 

 

Purtroppo neanche queste minime norme, sancite con tanto di

lettera conciliare, verranno accettate da Shaul/"Paolo", il quale

assumerà invece una posizione ambigua di violazione

consapevole "finchè questo non arrechi fastidio ai Giudeo-

Cristiani...".

 

Adesso non c'è più dubbio che Paolo ritenga totalmente superata

la Legge, al punto che anche i piccolissimi "dettami" simbolici di

osservanza imposti dal "Concilio" ai pagani venranno

puntualmente ignorati.

 

 

Così anche durante il rito di purificazione, prima dell'ingresso al

Tempio Shaul - non più "Paolo", con la maschera dell'"Umile", ma

il "Trasgressore" finalmente a nudo - sceglie provocatoriamente

di intrattenersi con il pagano Tròfimo di Efeso, mettendosi in bella

mostra per la città in sua compagnia, comportamento ovviamente

destinato a creare tumulti, perché con quel gesto lui ostenta di

contaminare sé stesso, la sua offerta e il Tempio stesso,

sceneggiatura ben preparata in dettaglio, solo per arrivare ad una

sorta di pubblico "martirio".

 

Agli occhi dei suoi compagni Shaul - non più "Paolo", con la

maschera dell'"Umile", ma il "Provocatore" finalmente scatenato -

apparirà infatti "vittima innocente e in buona fede della perfidia

dei Giudei", Cristiani o non, a sancire e giustificare una sua

comunque già pianificata rottura definitiva con l'Ebraismo,

testimone fra gli altri addirittura l'autore degli "Atti degli Apostoli",

il suo adepto Luca.

 

 

Sa bene che i suoi discepoli presenti alla scena rimarranno

indelebilmente segnati dalla sensazione di rigetto verso i pagani

da parte dei Giudei in generale e dei Giudeo-Cristiani in

particolare, agita quindi le acque per ottenere una reazione dei

soldati romani (di cui la zona del Tempio pullula, in nervosa

allerta per il clima di rivolta che si respira in tutta la Giudea) alle

tumultuose proteste dei Giudei contro il suo comportamento

"impuro".

 

Si fa prima arrestare, salvo avvalersi subito dopo del suo status

con quella mossa ad effetto, declamando un bel "Civis romanus

sum" con perfetto timing tirato fuori dal cilindro, "Fermi tutti..." -

"Io sono un Cittadino romano!", in altre parole "non punibile

senza processo", ed enunciando poi teatralmente il suo retorico

discorso evidentemente già preparato e che gli "Atti degli

Apostoli" documenteranno fedelmente.

 

 

Grandiosa uscita di scena a sdoganare definitivamente il suo

"Paolinesimo" (non Cristianesimo!), ormai anche teologicamente

separato dall'unico, legittimo e storico originario "Giudeo-

Cristianesimo" e contestualmente epurato dal Giudaismo.

 

Leggiamoci anche volentieri definitivamente "separato da tutti i

rischi politici che quei legami comportano" - affinché, nella tappa

evolutiva estrema, la "sua" così all'irriconoscibile "adattata"

dottrina - questo "pseudo-Cristianesimo! - sia pronta per essere

offerta, tollerata, accettata, assimilata e trapiantata nell'Impero

Romano,divenendo l'incredibile strumento di potere oppressivo

di quel nuovo "Impero di Roma", che, purtoppo, ancora oggi

conosciamo e subiamo!