Prima di parlare della sua “invenzione”, teniamo a
mente
alcuni degli
aspetti a dir poco più “sconcertanti”
al riguardo,
cioè
come:
- sia appurato che
Shaul
di Tarso detto “Paolo” non
abbia
mai conosciuto personalmente
Cristo né gli sia
mai
capitato
neppure nelle vicinanze
-
dimostri
abbondantemente nei suoi scritti addirittura
scarsa o nulla conoscenza
della vita, del pensiero e
delle opere del Messia il “Cristo”
-
quel suo
titolarsi “apostolo”
sia
millantato falso,
un
palese furto, vantato esageratamente e senza
fondamento,
anche se per ovvi motivi sviolinato in
tutte
le salse dalla Chiesa
Cattolica “Pseudo-
Apostolica” Romana, frutto di una
autonomina mai
legittimata né
legittimabile da
chi
ne avesse il potere
- per
intera la sua
“lucubrazione” sia ragionevolmente
da
considerare
inventata di sana pianta, una
pura
menzogna, in quanto di proposito e con
estrema e
calcolata
scaltrezza costruita in modo tale da risultare
“non verificabile”,
né oggettivamente né storicamente,
in alcuna sua parte.
Nelle “Nuove Scritture”
in effetti
del pensiero di
Shaul/“Paolo” solo pochissime
“Lettere”,
per cui, vista
la
loro
scarsità
documentale,
agli inizi
verrà cercato di
attribuirgliene
addirittura
quattordici,
poi la cosiddetta
“Lettera agli Ebrei”
cesserà di farne parte e delle
rimanenti tredici
oggi solo sette
potrebbero esserne
considerate
“autentiche”...
Queste
le sette
lettere in
ordine cronologico:
- del
50-51 dC
la
“Prima
Lettera ai Tessalonicesi”,
scritta a Corinto
-
del
53-54
la
“Lettera
ai Corinzi”,
scritta ad Efeso
-
del
54-55
la
“Lettera ai Filippesi”,
sempre scritta ad
Efeso
-
del
54-55,
per altri del
61-63,
scritta cioè durante la
prigionia a Roma, la
“Lettera a Filemone”,
la
più breve
di tutte, indirizzata a tali “Filemone, Affia e
Archippo”,
probabilmente suoi moglie e figlio
-
del
55-56
,
la
“Seconda Lettera ai Corinzi”, scritta a
Filippi, in Macedonia
-
del
56-57 la famosa
“Lettera
ai Galati”,
ancora da
Filippi
-
del
57-58
la
“Lettera ai
Romani”,
di nuovo da Corinto.
Le
altre
sei lettere,
ora toltegli, sono
“sue” solo per
pia
tradizione,
lui infatti morto e sepolto:
-
la cosiddetta
“Lettera ai Colossesi”,
che
risale agli
Anni
80
dC
- la “circolare”
cosiddetta
“Lettera agli Efesini”,
che
segue
quella ai Colossesi
- la
cosiddetta
“Prima Lettera a Timoteo”,
della
fine del
I sec dC, di stampo
efesino
- come pure la cosiddetta
“Lettera
a Tito”,
medesimi
periodo e ambiente
-
la stessa cosa vale per la cosiddetta
“Seconda
Lettera
a Timoteo”
- sempre di
fine primo secolo anche la
cosiddetta
“Lettera ai Tessalonicesi”.
Per
quasi vent'anni
Shaul/“Paolo”
viaggia
dunque nelle
Province Romane Orientali
cercando ostinatamente di
diffondere il più possibile
il “suo” vangelo
“escatologico”,
di una
sottomissione in
“questa vita”
ai
propri padroni aguzzini, in cambio di una
salvezza futura
in una
“vita dopo questa”
e
“per tutti”, che non fa
distinzione fra Ebrei e “Gentili” schiavizzati, sempre se
convertitisi.
Grazie alla sua instancabile,
quasi ossessiva attività di
proselitismo
il “Paolesimo” diventa un
fenomeno urbano
e in molte
grandi città nascono
gruppi di neofiti,
che si
riuniscono
in case
private
per pregare, leggere le
Scritture e
commemorare la “cena del Signore” in
spirito di fratellanza e
condivisione.
Perché il
fenomeno
rimanga
documentato soltanto da
delle semplici lettere
e non altri documenti
rimane
da
capire,
dato che nel
Mondo Greco-Romano
le missive
vengono
primariamente utilizzate o
a
fini burocratico-
amministrativi
o in
trattati di filosofi e scrittori,
appunto
in
“stile
epistolare”, e poi ci sono naturalmente quelle
private,
scambiate fra parenti ed amici nella
quotidianità della vita o in
occasioni e ricorrenze
speciali...
Le
“Lettere” di
Shaul/“Paolo”
non sono facilmente
classificabili, perché
un
conglomerato di tutto questo
messo insieme,
“amministrative” di controllo e di
rettifica
e
“filosofeggianti”, dal
carattere
sempre e
comunque ufficiale
anche quando dai
toni un po'
forzatamente
familiari,
cercando in primo luogo di
creare
credibilità e lealtà attraverso
autorevolezza da
“capo e guida”,
allo stesso tempo
accattivandosi
calore
e affetto
come
“padre e amico”.
Che siano
davvero delle lettere
lo si può facilmente
constatare nella loro tipica,
sistematica
apertura e
conclusione:
-
intestazione,
mittente,
destinatari
e
saluto iniziale
-
preghiera
di ringraziamento,
lode
e
benedizione
sulla
falsariga dei Salmi
- la
motivazione
della lettera e il
contenuto
vero e
proprio
- i simmetrici
preghiera,
saluto
e
benedizione finali.
Per
comprendere appieno
queste “Lettere”
bisogna
però prima
procurarsi sufficiente
conoscenza
sia del
contesto
che della
specifica
situazione,
del mittente e
del o dei destinatari.
Questo è tra l'altro
quasi sempre possibile,
almeno per
quelle ritenute autentiche, dato che
l'origine
storica
della singola Lettera -
tempo,
luogo e
circostanza
- può
essere evinta dagli
“Atti degli Apostoli”,
il diario di
viaggio fornito da Luca.
Per quanto riguarda infine i
loro
contenuti,
dottrina e
riti,
impiantati e consolidati
anche
proprio attraverso
queste lettere
nelle “comunità paoline”
-
a differenza
di
quelli propri delle
precedenti e parallele comunità
giudaico-cristiane
- si potrebbe tranquillamente definirli
la
sintesi
di ben
note “liturgie misteriche”,
notoriamente
molto popolari all'epoca,
opportunisticamente
intessute
con il
“dogmatismo farisaico”,
una
“strategia vincente”
diremmo
oggi parlando
di
marketing, al fine di
rendere
“vendibile”
il nuovo prodotto, nonostante una
oltremodo
ricca
e competitiva offerta già in atto
nel Mondo Greco-
Romano e romanizzato di allora.
In altre parole il
mix
di un
contenuto di
per sé non
“diverso”
da altri, tantomeno “unico” (come invece la
Chiesa da sempre vorrebbe dare ad intendere),
ma
impacchettato “ad hoc”
dal suo abile ideatore, per
essere venduto
attraverso una
comunicazione
“semplicizzata”,
vale a dire cioè
che proponga,
ne più
né meno
,
quello che il target voglia sentirsi dire,
sia
disposto ad
accettare e possa
comprendere.
Ma di sicuro
non il
rivoluzionario messaggio
di
“amore,
pace e
uguaglianza qui e subito”
per cui Farisei e
Romani sono
costretti ad eliminare l'anarchico
eversore
Yehoshua
Ben Yosef
da noi detto e conosciuto come
“Gesù”.
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