egemonia culturale

[Gramsci vale per tutti!]

 

 

impedire a chicchessia

di esprimere le proprie opinioni

 

mai farlo passare per lotta politica

questo è fascismo

 

 

contro il fascismo ideologico

una visione altra della società

 

piaccia o meno ragazze e ragazzi

le regole valgono per tutti

 

 

il dominio culturale viaggia

su monorotaia intellettuale e morale

 

iniettato dentro pratiche quotidiane

fino a fartelo interiorizzare

 

 

così si creano i presupposti

per ogni sistema di controllo

 

convergendo fino al pensiero unico

caratterizzante delle dittature

 

 

ideologia è separare teoria da prassi

separare i principi dalla realtà

 

ideali di società politica ed economica

nascono da situazioni storiche

 

 

perché è sempre la realtà concreta

alla radice del pensiero umano



il potere proletario deve strappare

l'egemonia culturale alla borghesia

 

 

incontrastata la sua preponderanza

mina il libero pensiero

 

usa come strumenti religione

scuola e comunicazione di massa

 

 

loro le rappresentazioni culturali

dell'ideologia oggi dominante

 

tutto per creare una falsa coscienza

nella classe asservita e sfruttata

 

 

populismo e nazionalismo

invece di ribellione e rivoluzione

 

consumismo e competizione sociale

fino a un'etica individualista egoistica

 

 

abbattere quest'egemonia culturale

spetta a tutti gli intellettuali contro

 

contrastare gli ideologi del potere

il loro modo d'intendere e di volere

 

 

giustificano ed esaltano il potere

da ruffiani parassiti

 

lo stato non siamo noi

noi siamo il popolo sovrano

 

 

tutti noi insieme gli intellettuali

fuori da schemi egemonici

 

pensanti autonomi indipendenti

da politica e economia dominanti

 

 

da filosofia e etica spontanee

la nostra libera visione del mondo

 

nella società da combattere

un'unica concezione della realtà

 

 

il pensiero unico non ci appartiene

quello è della borghesia e di altri

 

a loro modello dittatura egemonica

e macchina del consenso

 

 

chiesa partito e scuola con la forza

persuasiva di ragione e sentimento

 

coercizione ed egemonia culturale

fino all'una diventare l'altra

 

 

quel tipo di consenso maggioritario

essenziale per mantenere il potere

 

artifizi e menzogne da contrastare

prima che diventino opinione pubblica

 

 

conquistare e mantenere l'egemonia

rivoluzione passiva "all'americana"



capitalismo accomodante per fiaccare

le aspirazioni del popolo

 



la dannosa supremazia di un gruppo

si combatte con intelletto morale e azioni

 

lotta politica democratica è confrontarsi

non finire per agire come fascisti di fatto

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Antonio Francesco Gramsci, filosofo marxista italiano, giornalista, linguista, scrittore e

politico, socio fondatore e dirigente del Partito Comunista Italiano, voce critica di Benito

Mussolini e del fascismo, imprigionato dal 1926 fino alla morte nel 1937, scrive 3.000

pagine di storia italiana, Rivoluzione Francese, nazionalismo, fascismo, taylorismo, 

fordismo, società civile, folklore, religione, cultura alta e popolare, una acuta analisi

storica e socio-politica, originalissimo contributo alla teoria politica del XX sec.

 

In questi più di 30 "Quaderni dal carcere" propone la sua idea di egemonia culturale,

un dominio subdolo risultato di assenso, persuasione e vicinanza alla massa popolare

di intellettuali del potere a soddisfare le esigenze fondamentali della gente, creando

una guida intellettuale e morale non astratta e ideologica ma legata alla realtà.

 

È valorizzando e nobilitando la "cultura", insieme teoria e pratica, che si raggiunge il 

consenso e l’intellettuale ne diventa collante, stimolando tutti ad essere "intellettuali".

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

"I disapprove of what you say

but I will defend to the death your right to say it"

 

"Non condivido quello che dici

ma darò la vita perché tu lo possa esprimere"

 

 

Evelyn Beatrice Hall

The Friends of Voltaire - 1906

 

                                   

 

                                   

Srittrice e biografa britannica a cavallo fra Ottocento e Novecento, per essere accettata

scrive sotto lo pseudonimo "S[tephen] G. Tallentyre", conosciuta soprattutto per la sua

biografia dello scrittore, storico e filosofo illuminista francese François-Marie Arouet,

"La vita di Voltaire" del 1903 e "Gli amici di Voltaire" del 1906, questo perché anche lui

- arguto critico del Cristianesimo, in particolare quel Paolinesimo della Chiesa Cattolica

Romana, e della schiavitù, sostenitore della libertà di parola e di  religione e della

separazione chiesa e stato - soprattutto noto con il suo nom de plume "M. de Voltaire".

 

Figlia di un pastore anglicano, sceglie di non sposarsi dedicandosi appassionatamente

alla letteratura, una decina i suoi titoli e coautrice di due volumi di racconti con il

cognato Henry Seton Merriman, novellista sotto lo pseudonimo "Hugh Stowell Scott",

che le darà pubblico riconoscimento della profonda influenza sul suo stile letterario.

 

Di Evelyn Beatrice Hall la famosissima frase (purtroppo ancora spesso erroneamente

attribuita allo stesso Voltaire...) quale migliore illustrazione del pensiero del filosofo,

una citazione in futuro fatta proprio motto da moltissimi politici democratici, tra i quali il

nostro "Presidente Partigiano" Sandro Pertini.