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L'umano e il suo pensiero critico |
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De André non possiede "verità", ma semina tanti dubbi che in menti aperte mettono radice e crescono... |
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Chiunque dichiari di possedere "la verità" afferma contestualmente di non cercare più, di aver finito di cercare o, al peggio, di non aver mai neppure cominciato a farlo! |
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Cosa ancora vorrebbe, potrebbe o dovrebbe "cercare" se non interminabili litanie di corollari, tutti a riprova della propria "verità", argomentazioni mai dilemmatiche in un circuito chiuso di deduzioni-induzioni dalla e alla verità "posseduta" - e da cos'altro se no?
L'Umano - due cervelli, dieci intelligenze, dodici sensi - con un'innata "fame" di conoscere, senza saperne neppure il "perché" cerca davvero, con onestà mentale, lo fa perché non ha ancora trovato e neppure mai sicuro di trovare, incurante di certezze e aperto a tutto!
De André è "intellettuale" perché usa la sua di ragione, non una ragione "politica" e tanto meno una "di Stato", non segue il "pensiero comune", né il "buonsenso", né il "pre-giudizio", il giudizio a priori.
Osserva senza pregiudizi, riflette prima di dire, dice quello che pensa, è disposto a lottare per poterlo dire, accusa duramente e senza riguardi, a volte con rabbia e sacrosanto furore, ma evitando sempre "personalismi", attacchi a livello personale.
Un uomo coerente, coraggioso ed autorevole nelle sue prese di posizione, sceglie quasi sempre direzioni contrarie e se ne va, libero, per la "sua" strada.
Lo è perché forte soprattutto della propria "fragilità", perché, smarrito, segue la bussola impazzita del disorientamento, perché con un grande atto di amore si permette di "lasciarsi" vivere fino in fondo la propria "inquietudine" esistenziale, ricreando nella densità delle parole lo spessore del suo carattere e vivificandole di sentimento libertario.
De André vive e soffre, mai indifferente, "sensibile" ed "intelligente" - sensibile perché sa "percepire", intelligente perché sa "distinguere".
Mai dogmatico, compassionevole ed indignato - compassionevole perché sa "riconoscere" e, nonostante tutte le miserie proprie e altrui, amare se stesso e come se stesso l'altro, indignato perché sa onestamente portare alla luce e "denunciare" i pubblici segreti delle tante ipocrisie e delle quotidiane ingiustizie - ma mai cinico, uomo autenticamente interessato all'Umano. |
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Per natura e per passione |
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coerentemente "dall'altra parte" |
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Fuori dal coro - fuori dal branco |
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"… Nottambulo, incazzato, mediamente colto, sensibile alle vistose infamie di classe…" |
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Così si descrive De André.
Irrequieto viandante con particolare predisposizione a (poi anche predilezione per) la precarietà esistenziale, insofferente e discontinuo negli studi accademici, senza mai arrivare a laurearsi - tipico drop-out, decisamente outsider.
Libero e libertario, nemico delle convenzioni ed amante, amico e studioso del "diverso", cultore di mondi e culture "a lato".
Dissacratore del "sacro istituzionale", infaticabile "operatore ecologico" del sociale - lui solo e solitario - nell'appassionato recupero di "perle umane" dai rifiuti di una società, tanto bulimica di tutto, quanto anoressica di com-passione e d'amore.
Ripudia le iniquità della propria classe sociale eppure vi rimane dentro da "borghese anti-borghese", mai "inquadrato", mai "etichettato", mai "impastoiato".
Esternando senza filtri il proprio contraddittorio senso di appartenenza e allo stesso tempo di distanza, dichiarando con orgogliosa, riscattante dignità il suo essere senza riserve dalla parte degli esclusi di questa società, dalla parte delle vittime del "potere" di ogni tempo e di ogni geografia e delle ingiustizie di ogni tipo, perpetrate in nome di dominante "buonsenso comune".
Accetta, sceglie ed abbraccia piuttosto la crudezza e la materialità dell'esistenza, preferendola a qualsiasi tentazione filosofica, religiosa ed ideologica di estraniarlo da quel quotidiano fatto di vite di gente in carne ed ossa.
Amico di sbandati, puttane, magnaccia, suicidi, drogati e perdenti, perché rappresentano la "realtà" in cui vive, meglio di tutti i potenti, benpensanti, cialtroni, farisei, forcaioli e boia.
Coerentemente "dall'altra parte", contro la prepotenza vigliacca di chi si accanisce su un'umanità in ginocchio, già sofferente di suo.
Coerentemente "dall'altra parte", perché sarebbe contro la sua natura umana farsi servile con i forti e forte con i deboli.
Coerentemente "dall'altra parte", a condividere simpateticamente vite fatte di riservatezza e di dignità anche nella sofferenza e nella disperazione.
Coerentemente "dall'altra parte", per mettere a nudo, attaccare e condannare i luoghi fisici e mentali del degrado, del sopruso e della violenza.
Dalle "carceri" storiche a quelle del presente "berlusconiano", i suoi miti di efficienza, professionalità e produttività ad libitum in palese e crescente contrasto con un contesto sociale sempre meno civile, meno solidale e meno morale, ovvero sempre più incivile, sempre più menefreghista, sempre più immorale.
Coerentemente "dall'altra parte" di una lobby politica ormai isolata dal "mondo reale", di quelli che dovrebbe rappresentare ed i cui interessi dovrebbe promuovere.
Coerentemente "dall'altra parte", della "gente per bene", che, così abbandonata a sé stessa, non trova né altro né miglior rifugio di barricarsi dentro il proprio "privato". |
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Il poeta |
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della cultura libertaria italiana |
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Dedicando la sua creatività artistica a dar voce a minoranze e diseredati rivendicandone i diritti, De André lascia la sua impronta così "diversa", sia in ambito culturale che socio-politico.
Più che della vita diventa il poeta della realtà e, soprattutto, del "vissuto", a fianco degli esclusi, degli emarginati, degli sbandati, degli oppressi, degli indesiderati, degli umili, degli scherniti, dei diversi, dei perseguitati, degli sconfitti, degli ultimi, dei rigettati, degli ignorati, degli invisibili di questa società. |
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La sua poesia restituisce dignità di esseri umani,
a puttane e drogati, omo- e transessuali, ubriaconi e barboni, ladri ed assassini, ribelli e suicidi, disertori e dinamitardi´. detenuti e migranti, zingari, Sardi e Indiani Pellerossa...
in altre parole a tutti i poveri cristi che scontano la propria morte vivendo!
Canta un mondo ai margini e fuori di essi, pieno di miseria umana in carne ed ossa, umile ma autentico, crudo ma reale e, soprattutto, mai squallido. |
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Perché squallido è il "potere", chi lo gestisce e come lo fa, squallida è la "politica", squallida è la "Chiesa".
Squallido è chi ha risposte a tutto, sempre pronte, non chi fa fatica ad "onorare" la propria umanità - a questi ultimi De André riserva tutta la comprensione del mondo, semplicemente perché nel loro "mal di vita" riconosce sé stesso fino a sentirsi uno di loro: |
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"Oh dio del cielo, se mi cercherai in mezzo agli altri uomini mi troverai". |
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O, in altre parole, come chiarifica lo stesso De André: |
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"Gli stronzi sono senza speranza e del resto non ne hanno bisogno:
proprio perché sono stronzi tutto gli sembra semplice". |
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Poeta dell'essere e non dell'apparire, che s'innamora della "debolezza" dei vinti, piuttosto che lasciarsi ammaliare dall'"arroganza" dei vincitori, perché nel suo mondo la persona umana in quanto tale "conta" infinitamente più del "fascicolo" dei suoi errori.
De André usa il linguaggio "non allineato" del sentimento per parlare da cuore a cuore di libertà, solidarietà ed umanità, frantumando d'ironia ogni balorda convenzione, pronto a farsi tanto compassionevole "avvocato difensore" di singoli individui, interi popoli e idee scomode, quanto furioso "vendicatore" di umiliazioni, soprusi e storiche ingiustizie subiti da chiunque, in
ogni luogo e in ogni tempo.
Le sue più che "canzoni" sono "poesie" in musica, come del resto dovrebbero essere (la poesia rimane a lungo recitata e cantata, prima che diventi scritta, per definizione "parole in versi", in cui significato semantico e suono musicale dei fonemi "si fondono"), o, come lui stesso specifica |
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"la canzone è un testo cantato". |
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Scrive "con" la musica non "per" la musica, scrive "arte povera" e per questo percepita ancora più vera e vicina.
Una poesia fatta di "umanità disincantata" e di cruda realtà, pregna di senso di responsabilità civile e di accorati appelli etici. |
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Non una moda ma un modo d'essere |
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Lontano quanto mai possibile dalle mode, Nicola Piovani dice di |
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"... Mai di moda.
La moda effimera per definizione passa. Le canzoni di Fabrizio restano!" |
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Non è uomo che dia spettacolo di sé e non è "uomo di spettacolo", anzi, ricusa le morbosità mediatiche sulla sua persona come "belinate!" (genovese per "cazzate!").
Evita il più a lungo possibile di esibirsi su un palcoscenico, una "paura" che affronterà e supererà solo col tempo, suonando e cantando in una specie di penombra e rilassato dall'alcol.
Non entra mai in "schieramenti" e mantiene la sua parola libera perché "diversa", si estranea dalla propria "borghesia" perché maggioranza che lascia sempre meno spazio alle minoranze.
Spoglia l'"accoglienza" dell'altro da tutte le accumulate stratificazioni "divine", reimpregnandone il concetto di "fratellanza" con umana pietas, il più lontano possibile da dottrine e da dogmi, da false "sacralità" e da "verità" assolute, che considera ripugnanti strumenti di potere e micidiali armi di distrazione di massa.
Rifiuta di partecipare al cinquecentesimo "Anniversario della scoperta dell'America" e arriva a sostenere il "Movimento Indipendentista Sardo", in diretta protesta rispettivamente contro i diritti lesi degli Indiani del Nordamerica e dei Sardi, popoli entrambi dominati e rinchiusi in riserve fisiche e culturali.
Si allontana addirittura dalla Lingua italiana quando non la sente più come "migliore" espressione ed emanazione della propria "cultura", alla riscoperta della ricchezza linguistica del suo dialetto - il Genovese - ridandogli la perduta dignità di lingua, e si mette alla ricerca di sopravvissuta autenticità nella musica etnica, traendo nuova ispirazione dalle tradizioni turca, greca e berbera.
In Italiano o in dialetto le sue parole rimangono "preziosamente rilevanti", con ciascuna il suo significato ben preciso, una apprezzabilissima qualità soprattutto nel brusìo di parole vuote che ci confonde in questa falsa "età dell'informazione e della comunicazione".
Come sempre e fortunatamente va per la sua strada! |
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"Io, anarchico" |
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Molto prima, durante e dopo gli anni della contestazione del Maggio francese si professa "orgogliosamente anarchico", propagandista onesto che sceglie di non far mai propaganda, refrattario a "dogmi" politici come religiosi, schivo di parole d'ordine e slogan di piazza.
Nella migliore tradizione il suo "essere anarchico" è prima di tutto uno stato mentale, piuttosto che appartenenza politica |
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"Anarchy |
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is a State of Mind!" |
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"L'Anarchia |
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è uno stato mentale!" |
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e, di conseguenza, un personalissimo percorso di vita, in cui la sua natura rivoluzionaria si realizza in una piena libertà di pensiero e di azione.
Altrimenti neppure le parole di De André avrebbero alcun valore o significato se non venissero validate dalla sua vita, sarebbero banali come tante altre se non fosserol'espressione autentica del suo modo di essere e pensare.
Per onestà intellettuale non può essere "di destra", ma è "di sinistra senza fanatismi", scegliendo un modo tutto suo di far politica "sociale", occupandosi e preoccupandosi cioè più degli altri che di sé stesso.
Il suo è fondamentalmente un "esistenzialismo" anarchico, il quale ben si adatta al disagio personale di "borghese" solitario e malinconico.
Perché di fronte ad una gestione umana del potere così tirannica, ad una giustizia così ingiusta e ad una storia così contraffatta, lo spirito libero inevitabilmente si isola, si rifugia nella propria "diversità" per difenderla, fa ricorso a tutta la "debolezza" e l'"insufficienza" del proprio essere trasformandole, sole vere risorse cui attingere, in strumenti di sopravvivenza.
Viene documentatamente schedato e spiato dai servizi segreti italiani almeno per un decennio (!), come se si nutrisse un "sospetto" sulla sua appartenenza politica...
Nonostante lui - intervista dopo intervista, concerto dopo concerto, produzione artistica dopo produzione artistica - si dichiari apertamente e senza mezzi termini "anarchico": |
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"Il mio identikit politico è quello di un libertario tollerante.
Se poi 'anarchico' l'hanno fatto diventare un termine orrendo...
In realtà vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio attribuendo agli altri con fiducia le stesse capacità". |
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Un genuino "anarca", ma volendolo assolutamente definire (in altre parole mettergli addosso un'etichetta per nostro comodo, perché lui dimostra ampiamente di non sentirne il bisogno...) potrebbe essere un "anarchico 'individualista' e 'steineriano'".
Linee di pensiero queste teorizzate rispettivamente dal filosofo tedesco Johann Kaspar Schmidt, meglio conosciuto sotto lo pseudonimo "Max Stirner", nella prima metà Ottocento, e dal filosofo, esoterista e pedagogista croato austro-ungarico Rudolf Steiner, nella prima metà Novecento.
Stirner pone l'individuo al centro vedendo la società come un'unione di "unici".
Steiner propone una cosiddetta "triarticolazione sociale" di libertà in ambito culturale, uguaglianza in ambitopolitico e giuridico, fratellanza universale in ambito economico (fonda inoltre l'"Antroposofia", crea una nuova pedagogia e teorizza quella che sarà l'agricoltura "biodinamica").
Importante nell'"L'unico e la sua proprietà" di Stirner il concetto filosofico dell' "ego"-ismo nella positiva accezione di auto- valorizzazione di sé stessi, che si pone al di là sia del "Liberalismo" che del "Comunismo".
La libertà dello spirito è propria dell'"individualità" di ciascun essere umano, quindi il suo "egoismo" è sinonimo di "unicità" e l'Io "legge a sé stesso", nel senso che attraverso il "far bene a sé stessi" si fa il bene dell'umanità.
Impossibile non riferire qui proprio a quell'"ama il prossimo tuo come te stesso" del messaggio giudeo-cristiano, poi da uno Shaul di Tarso detto "Paolo" e dalla "sua" Mammasantissima Chiesa purtroppo manipolato, "trasfigurato" e deturpato fino a farlo significare "rinnega te stesso per poter amare l'altro".
La più grande "bufala" di tutti i tempi, quando "ama te stesso, accetta te stesso, sta in pace con stesso" è di fatto "il" presupposto per poter amare, accettare la "diversità" dell'altro, e, dunque, per vivere in pace ed in armonia con tutti gli "altro da me"...
De André non è quindi un "militante" politico nel comune senso del termine, quanto profondamente "anarchico" nel sentire e nel reagire, cioè "anti-conformista", "anti-politico", "anti-militarista" e "anti-clericale".
Senza mai far di questo un fatto semplicemente "ideologico", schierandosi al contrario contro i prepotenti e gli arroganti di ogni epoca e di ogni appartenenza, sfidandoli con la frusta dell'ironia e del sarcasmo.
Perhé scegliere un'"ideologia" può sempre e comunque essere questionabile.
Scegliere di stare "dalla parte" dei "socialmente senza voce", gli "umanamente deboli", gli "irrimediabilmente ultimi" non può mai essere sbagliato! |
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Giù le mani da De André! |
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Fatevi "dilettare" da qualcun altro... |
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Proprio nell'apocalittica fase storica che sembra segnare la fine di tutte le "utopie" ed il sopravvento nel mondo intero di una delle più terrificanti "normalizzazioni" in un trionfo capitalista di sfrenato |