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“Villa Bianca” |
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Un reiterato |
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delitto “culturale” di incuria |
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nel sito UNESCO |
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Quando proprio |
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non si riesce a imparare |
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a scrivere la parola |
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“cultura” |
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evidentemente |
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o non si puň |
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o non si vuole |
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Davanti a un delitto si denuncia, non si sta a guardare!
Capisco la architettonicamente fantastica colonia estiva per bambini, pur del “Regime”, riciclata in anonime casette a schiera, ma in parte anche deturpata nel suo stile nitido e pulito, posso capire i risentimenti popolari di un secolo fa, anche se ce ne sarebbero moltissimi e altrettanto motivati dall'altra parte, e arrivo a capire addirittura l'insensata distruzione nel 1932 a Trogir di tutti i leoni marciani, alcuni dei quali autentiche opere d'arte prima che simboli, e dei nomi delle calli, a seguito della cavalcata rabbia esplosa col propagandisticamente provocativo "Dovunque c'č un leone di Venezia, lŕ c'č l'Italia" del folle nazionalsocialista, riposi in pace se puň.
Non capisco il fanatico spirito di vendetta che si abbatte cieco da parte di “moderni” politici su oggetti d'arte, testimonianze di storia che, qualunque essa sia, non puň e non deve comunque mai venire “cancellata”, non lo capisco quando questo avviene ad opera di un fresco e ambizioso “nuovo” Stato e da parte di una Cittŕ “aperti al mondo” e ancora di meno lo capisco quando si faccia altrimenti lucrativo vanto di essere un sito “UNESCO” (o vorrebbero forse altri folli demolire l'intero Centro Storico alle fondamenta, e piů sotto ancora fino a terra “incontaminata” dagli umani, con tutti i qui onnipresenti segni, ormai immanenti nelle pietre, lasciati attraverso secoli di “occupazioni”, suicidandosi collettivamente di neonazionalismo del momento, cancellando nella sua stessa “essenza” la Trogir quale prodotto “storico” di millenni, cosě come oggi conosciuta e per questo motivo riconosciuta dall'UNESCO?), semplicemente perché come di cultura si vive, di non-cultura si muore!
A chi sta perpetrando questo ennesimo “crimine culturale” “contro ‘l'Umanitŕ’” voglio solo dire:
“Se i fatti stanno cosě, chiunque voi siate - tutti e ciascuno, nessuno escluso - ancora una volta non vi state affatto dimostrando ‘degni’ di essere stati scelti ad esempio per il mondo quali capaci e solleciti ‘custodi’ di un Patrimonio Culturale - non “vostro” né “nostro”, ma ‘dell'Umanitŕ’!”, So Help Me God! |
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Solo a uno Stato |
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che non si cura del futuro |
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conviene vendere |
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Ma non č |
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un buono Stato |
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Costruita nel 1911 dalla Famiglia Nutrizio poco prima del Centro Storico di Trogir, lungo la vecchia provinciale Split-Šibenik, “Villa Bianca” sta davvero “agonizzando”, in accelerante rovina da decenni, oggetto di indifferenza, disinteresse, camuffante burocrazia politica e con quel medesimo subcutaneo spirito di karmica vendetta “storica”, giŕ cosě inequivocabilmente dimostrato nei confronti del “Parco Agro- |
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Cominciamo col dire, senza equivoci, a chi ancora non lo sapesse tra la gente comune e gli abitanti della Cittŕ, a chi si fa sordo e cieco di fronte a questo “misfatto culturale” facendo “finta” di non saperlo, e soprattutto a chi, ancora peggio, “preposto” alla sua “tutela”, da pessimo “tutore” se ne infischia, che “Villa Bianca” č un monumento culturale “protetto”, di proprietŕ della Repubblica di Croazia, Nazione EU e Nazione UNESCO!
Come nessuno non puň non notare, l'edificio in prima fila sulla strada, circondato da “quinte” di case popolari e condomini che lo isolano, lo abbracciano e allo stesso tempo lo “esaltano”, mostra chiaramente e non da oggi condizioni strutturali ed estetiche “allarmanti” - un tetto che “regala via” tegole al vento di bora, facciata e infissi esterni ormai solo languida “immagine smorta” di sé stessi (per quel che ancora esiste), all'interno pavimenti superiori ormai crollanti, pericolosamente incassati, e un piano terra rialzato con seminterrato da lungo tempo solo pietoso rifugio per senzatetto e tossicodipendenti...
Per dirla tutta, “Villa Bianca” č diventata una “sfacciata” presa in giro per la gente del posto e una “scandalosa” pubblicitŕ negativa, proprio come il Parco Garagnin- Fanfogna, per i numerosissimi turisti e i tanti visitatori della Trogir “UNESCO” = “Patrimonio Culturale ‘Protetto’ dell'Umanitŕ”, Cittŕ meravigliosa, uno dei piů preziosi gioielli dell'Adriatico, in cui vivo da residente, accolto caldamente pur straniero, e di cui vorrei, sentendomene estremamente orgogliosa parte, “vantarmi”, se me lo concedessero e non dovessi invece “vergognarmene” con estrema sofferenza in casi eclatanti come questo!
Le Autoritŕ locali affermano di aver piů volte sollecitato invano il Ministero Croato del Demanio ad effetuare un “urgente” sopralluogo con tutti i crismi delle condizioni “catastrofiche” di trascuratezza e fatiscenza della Villa, anche per cercare di evitare in extremis eventuali conseguenze di natura “giuridica”, penali e pecuniarie, derivanti da una “non garantita incolumitŕ e sanitŕ pubbliche”.
Ma l'unica “reazione” di uno Stato inadempiente č stata di continuare ad annunciarne la vendita, fin troppo ben consapevole che, trattandosi di un monumento culturale il suo restauro - di cui č primo responsabile! - secondo le regole e le prassi dettate dalle vigenti leggi croate e sovranazionali di conservazione (con cosě tanta minuzia applicate in zona ai privati!) sarŕ sempre piů costoso e impegnativo per ogni giorno che lascia passare.
Questo non puň che suscitare motivata preoccupazione. |
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La vera “Villa Bianca”, appena finita di costruire e splendente in maestoso isolamento nel verde, in una cartolina ricordo storica del 1912, colorata a mano, oggi conservata al Museo Civico della Cittŕ di Trogir |
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Breve storia |
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di “Villa Bianca” |
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Prima di tutto vi invito a chiudere gli occhi per un attimo ed immaginarvi una costa con il bagnasciuga totalmente diverso - dal Piccolo Ponte di ingresso all'isolotto della Cittŕ Vecchia e la Foša verso il Pantan ad Est, fino all'Antico Mulino: nessuna stazione degli autobus, nessun cubo di costruzioni abitative, nessun parcheggio.
“Villa Bianca” ha originariamente un bellissimo giardino fino al mare, sicuramente colpo d'occhio fantastico per Trogir, appena fuori le sue mura , il suo primo edificio in stile Jugend o Liberty, che chiamarlo si voglia, davvero “bianca” lucente al sole dalmata, come una bella donna “ingioiellata” delle sue eleganti e minimalisticamente “raffinate” decorazioni a bassorilievo in stucco.
La edifica Luigi Nutrizio Babić - padre di quella Carmen Marija (Miglio) Schön, poi, a livello mondiale, la famosa stilista “Mila Schön”, che proprio lě nascerŕ - all'epoca, tra fine XIX secolo e inizi XX, i Nutrizio una delle piů facoltose, conosciute e influenti famiglie traurine, da soli proprietari di gran parte dei prestigiosi immobili nel Centro Storico di Trogir, anche se non molto dopo, finita la Prima Guerra Mondiale, la venderŕ insieme a tutte le sue altre proprietŕ in loco per trasferirsi in Italia.
Tra le due Grandi Guerre abitata da ufficiali della Regia Marina dell'allora “Regno dei Serbi, Croati e Sloveni” e successivamente suddivisa in abitazioni private, alla fine dei giochi rimarrŕ vuota e abbandonata, “tradita” come un'avvenente amante invecchiata malamente, soltanto casualmente consolata dalle false coccole di “simulato” affetto di qualche sbandato, in realtŕ in cerca di riparo dal cattivo tempo o dal gelo e abbastanza disperato da apprezzarne quel che vi resta degli arredi di ex inquilini.
Ad onor del vero, il Dipartimento di Conservazione di Trogir chiederŕ e riceverŕ fondi per 100 mila kune da destinare alla stesura della documentazione storico- architettonica nesessaria alla sua ristrutturazione, ma la Cittŕ non attuerŕ mai il progetto, proprio nascondendosi pretestuosamente dietro la notizia, che ancora oggi si fa circolare, di una sua “imminente” vendita a privati - il classico gioco del “rimpiattino”, in cui tutti e ciascuno a turno a sempre “stanare gli altri”, non senza perň prima dargli tutto il tempo di nascondersi al meglio, uno stratagemma “su misura” per non vederne mai la fine...
Manco a dirlo, di millantati “interessati” al suo acquisto neppure l'ombra, Comune e Dipartimento dandosi una mano a vicenda nel “gioco delle parti”, il Dipartimento calando sul giŕ sufficientemente biasimevole “pasticcio” ancora piů “nebbia”, chiedendo cioč al Comune di farsi tutore di “Villa Bianca” in sua vece, con l'ammiccante argomentazione - in parte perň oggettivamente valida! - che ne “faciliterebbe alquanto” il prospettato restauro.
Poi, di qui in avanti, silenzio - č proprio il caso di dirlo - “tombale”.
La domanda rimane piů che legittima su cosa intenda fare il Ministero Croato del Demanio con “Villa Bianca”, giŕ “la Villa piů bella di Trogir”, oltre che continuare a intestardirsi a sbandierare questa mission impossible, francamente stupida, stanchevole ed ormai addirittura “offensiva” all'intelligenza di noi tutti!
Che la nostra sia dunque una diretta accusa di attenta e “pianificata” menzogna, perché ce lo confortano i “fatti”, e, per cortesia e grazia di Dio, nulla da rimasticare, giů le maschere, fine della storia - lasciateci solo aspettare, ma mai “rassegnati”!, che a breve qualcuno se ne esca fuori con la “ciliegina sulla torta” e cioč che, tutti quanti i diretti e indiretti rei “lavatesene le mani” per decenni, insinui ora come “ormai non valga piů la pena” ovvero “a questo punto non sia piů possibile” restaurare “Villa Bianca” per indurci, in altre parole, a “ingoiare il rospo”, non solo, ma, subdolamente e manipolativamente, fare arrivare noi stessi a pensare o addirittura a dire che... “‘malauguratamente’ non rimanga che demolirla”, “malauguratamente” un corno!
“Villa Bianca” viene in passato giŕ “offerta” una volta dallo Stato Croato, per “sbarazzarsi” di questa patata bollente, precisamente alla Cittŕ di Trogir e alla Contea di Spalato e Dalmazia, per diritto di “prelazione”, con il risultato perň che la Cittŕ di Trogir dichiarerŕ di non intendere utilizzarlo, mentre la risposta della Contea ancora di lŕ a divenire “ufficialmente”, anche se facendo perň opportunamente “trapelare” che lo avrebbe fatto, se mai, con la dichiarata intenzione di volerla vendere, mettendola all'asta con gara pubblica.
Quindi status quo rispetto all'atteggiamento fino ad allora esternato dallo Stato, o, come molti anni fa scrissero laconicamente gli stremati e disincantati abitanti di Trieste sui muri della cittŕ contesa, “Cambia il vaso da notte, ma la cacca resta sempre la stessa!” - medesimo copione, cambia solo l'attore, da “titolare” a “sostituto”, per “indisposizione culturale” ed economica verso il proprio ruolo, a recitare la “sua” parte... |
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Da iconica Villa |
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dell'Art Nouveau |
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a spettrale rifugio |
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per senzatetto |
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e tossicodipendenti |
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Anzi prossimamente |
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nient'altro che macerie |
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Magari sostituita |
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(e questo senza “indugi”!) |
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dall'ennesimo |
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abominevole cubo |
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in cemento armato |
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Con “buona memoria” |
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delle Autoritŕ Croate |
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a tutti i livelli |
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nazionali, regionali e locali |
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Guardando i pochi resti gementi di “Villa Bianca”, la “rifiutata”, ti travolge questa “profonda tristezza” accompagnata da acuto senso di nausea, il molto benvenuto “vomito catartico” a rigenerare te stesso.
Penoso spettacolo a tutto sipario alzato di cotanta incuria, desolazione, indifferenza culturale e professata inciviltŕ, povera lei lasciata lě indifesa e abbandonata, come un cane-oggetto di cui “disfarsi”, non piů benvenuto in famiglia perché i “bambini” sono ormai cresciuti...
Dolorosamente consapevole, in trepida angoscia che “finalmente” arrivino quei bulldozer per raderla al suolo e, sparendo, portare via con sé un'altra testimonianza “scomoda” della storia della Comunitŕ.
Come se la Storia che “al momento non piace” si lasciasse venir cancellata a colpi di spugna dai “padroni” di turno, affatto curanti del fatto che, cosě facendo, pezzo dopo altro, cancelleranno la propria storia “identitaria” riducendo sé stessi a emeriti “nessuno”, senza piů rimedio destinati a morte “civica”, quella cioč etologicamente tipica degli “umani disumanizzati”, spersi alla ricerca di nuovi “miti” - dio denaro! - per tentare nella confusa disperazione di sopravvivere almeno biologicamente, se non altro, come “non-cultura”.
(Lasciatemi infine ricordare, a chi non lo sappia o l'abbia dimenticato, che perfino i cani “randagi” sono oggigiorno protetti, dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti degli [altri] Animali”, 1978!, fortemente supportata - ironia del caso... - proprio dall'UNESCO, e che cosě tardi come a novembre 2019, altri 32 Paesi, tra cui la Croazia, hanno “finalmente” riconosciuto la “sensibilitŕ” degli altri animali.
Perché non essere, una volta tanto, dei “precursori” ed estendere la definizione di “senziente” anche ai “monumenti storici”, portatori sani di storia e cultura umane, per tutelarli, difenderli e prendercene al meglio cura - tutt'interamente a “nostro” vantaggio!, uscendo per un attimo dal nostro “Ego-Mondo” di routine, cieco al mondo “reale”, quell'“Eco-Mondo” in cui, volenti o nolenti, tutto č interconnesso?) |
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comprende anche
La particolarissima Cittŕ di Traů
La piů antica farmacia d'Europa
L'Orto Agricolo-Botanico-Culturale
“Villa Bianca” Un reiterato delitto di incuria
Il mito di una Trieste mai “slava”
troppo e obsoleto provincialismo
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Non del tutto estranea al contesto una per me dovuta nota a pič di pagina “culturalmente” rilevante e rivelante a chi possa mai interessare...
Nel mio quasi quarto di secolo a Trogir (wow!...), mi ha sempre lasciato alquanto confuso e pieno di stupore la reazione, immediata e stizzita, dei miei amici - a dire il vero piů che stizzita, incazzata e quasi risentitamente “aggressiva”, nel caso il mio gentile interlocutore non mi conosca abbastanza! - al mio pronunciare la parola
E mi ritrovo tutto rattristato dall'aver involontariamente “offeso” qualcuno, pieno di sensi di colpa e di vergogna per questa mia “boccaccia”, preso in contropiede, lě ad annaspare come pesce fuor d'acqua balbettando ancora di peggio - come “Ma qui siamo nei Balcani ... o no...!?”.
“Balcani” nasce come concetto puramente geografico, a definire la Penisola “dei Balcani” o “Balcanica”, infatti č piů corretto dire anche la Penisola “Italica”, e il suo significato originario, quale termine geografico, prende a riferimento la “catena montuosa” che da Est ad Ovest attraversa la Bulgaria - in Turco balkan, montagna.
L'intero territorio della Penisola Balcanica, comprende oggi Bulgaria, Grecia, parte della Turchia (cioč Tracia Orientale), tutte le neo-repubbliche dell'ex Repubblica Federale di Jugoslavia - Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Slovenia - e Albania, come solito aggiungendo a questi Stati anche la Romania, per aver di fatto condiviso profondamente la storia balcanica. |
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La “Seconda Guerra di Morea” o del Peloponneso, nota anche come “Settima Guerra Ottomano-Veneziana” o “Piccola Guerra”, ma in Croazia come “Guerra di Sinj”, l'ultimo conflitto sulla Penisola Balcanica tra le due “superpotenze” - la Repubblica di Venezia e l'Impero Ottomano, una guerra combattuta dal 1714 al 1718 e conclusasi con vittoria ottomana e conseguente perdita veneziana dei territori peninsulari greci, la monarchia asburgica in salvifico “aiuto” della Serenissima a rischio di perdere molto di piů in caotica ritirata, vincendo gli Austriaci sul fronte del Danubio e costringendo il nemico alla firma del Trattato di Passarowitz, che porrŕ di fatto fine alla guerra.
Solo nel XIX sec, insieme all'espressione puramente geografica “Penisola Balcanica”, il termine comincerŕ ad essere usato anche politicamente e altro, per designare ad esempio la parte europea dell'Impero Ottomano, quando in quelle aree, abbandonate via via dai Turchi sotto la pressione dei movimenti indipendentisti e delle potenze europee loro sostenitrici, compariranno sulla scena internazionale nuovi protagonisti, come Bulgaria, Grecia, Montenegro, Romania e Serbia.
Nei libri di storia viene infatti definita come “Lega Balcanica” la coalizione dei “Popoli Balcanici” contro la Turchia nel 1912 e come “Guerre balcaniche” quelle della Lega Balcanica contro la Turchia nel 1912 e 1913 (la dissoluzione dell'Impero Ottomano a consumarsi fra il 1908 e il 1922).
Da ora in poi il mosaico politico dei Balcani brillerŕ, tutto a suo modo, tanto di grandi utopie quanto di piccoli Stati, eccezione fatta proprio per la Repubblica Federale di Jugoslavia, inizi seconda metŕ Novecento promotrice del “Movimento dei Paesi Non Allineati”, molti appunto del “Terzo Mondo”, non appena indipendenti nel corso del processo di “decolonizzazione”, forza autonoma anti- colonialista e anti-imperialista nel postbellico mondo bipolare delle due interferenti “superpotenze” di allora, “neutralismo” affatto gradito né da Stati Uniti d'America né da Unione Sovietica, con ben 85 fra Stati e Movimenti nel 1976 che diventateranno 108 nel 1992, comunque nel 1979 all'Avana il sofferto messaggio d'addio di Josip Broz Tito al Non Allineamento, proprio da lui, insieme all'indiano Jawaharlah Nehru e all'egiziano Gamal Abdel Naser, la visionaria triade trainante...
Oltre alle guerre nella Penisola Balcanica poi, anche tutte le lingue qui parlate vengono assieme definite “balcaniche”, pur appartenenti a famiglie diverse - Albanese, Bulgaro, Greco, Macedone, Romeno, Serbo- Croato oggi Bosniaco, Croato e Serbo, Sloveno e Turco.
Č vero, nella Lingua Italiana moderna e contemporanea venivano prima altrimenti fatti certi usi figurativi del termine per definire sistemi instabili o metodi “non ortodossi” (qui dovremmo aprire un'altra nota!...) a proposito di ebollizioni sociali e disordini politici, anche un modo sui generis di fare le cose o anche non farle, ma l'Italiano oggi parlato - il corrente l'unico “reale”! - per definire il concetto a cui legittimamente si reagisce fa letterale ritorno alle origini geografiche del termine, optando per “bulgaro”, come il famigerato “editto o diktat o ukase bulgaro” di Berlusconi il 18 aprile 2002, contro, a sua distorta opinione, l'“uso criminoso” della TV pubblica da parte dei due giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro e del comico Daniele Luttazzi, illecito quanto vigliacco “invito” pressante alla dirigenza RAI ad “ostracizzarli”, cosa che di lě a poco puntualmente si realizzerŕ con l'immotivata ed illegale estromissione dei tre dai palinsesti della statale Radio Televisione Italiana!
La mia rubrica “Storie balcaniche - Dalmazia e dintorni” vuole, naturalmente in modo scherzoso e assolutamente non offensivo nei confronti dei locali interessati figuranti nei miei articoli, molti di denuncia,e di eventuali lettori italofoni o con conoscenze della Lingua Italiana, giocare sulla stuzzicante ambiguitŕ della parola - e quindi... ebbene sě, mea culpa!, dichiarandomi perň subito “non colpevole” e sperando in una assoluzione piena dagli amici Croati “perché il fatto non sussiste” o almeno in un marginale talmente minimo da essere in pratica piů che trascurabile e, volendo, generosamente perdonabile. |
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